L’acromegalia – termina che deriva dalla lingua greca “estremità” (akros) “grandi” (megas) – è una sindrome clinica, che si determina dopo un periodo molto lungo di prolungata esposizione dell’organismo ad alti livelli di ormone della crescita o growth hormone (GH) e del suo mediatore periferico denominato l’insulin like growth factor tipo 1 (IGF-1 o somatomedina C). L’acromegalia è una malattia cronica debilitante, che viene caratterizzata dall’ingrossamento delle mani, dei piedi, della lingua e delle ossa del volto e dall’organomegalia, in altre parole dall’aumento di volume di organi interni (cuore, fegato, tiroide, intestino, rene etc.). EPIDEMIOLOGIA L’acromegalia ha un’incidenza annua di 3-4 casi per milione di abitanti, ma la prevalenza riportata di 40 casi per milione è in realtà sottostimata per la tardività della diagnosi e il misconoscimento sul territorio. La patologia viene diagnosticata circa dopo otto anni dall’insorgenza e secondo alcuni anche dopo 10 anni a causa degli scarsi sintomi iniziali della malattia. La mortalità per causa acromegalica è legata per il 60% ad accidenti cardiovascolari, per il 25% a patologia respiratoria e per il 15% circa a neoplasia. CLINICA L’acromegalia è nota essere caratterizzata da una progressiva deformazione delle connotazioni somatiche e da un ampio range di complicanze sistemiche. I pazienti si accorgono che i lineamenti del volto diventano grossolani. Il processo inizia generalmente prima dei 40 anni, ma il riconoscimento della malattia può essere molto tardivo. Si manifesta ingrandimento delle estremità con aumento della misura delle scarpe, dei guanti, necessità di allargare gli anelli o il bracciale dell’orologio, aumento della misura del cappello. Le manifestazioni cliniche possono essere legate all’ estensione locale della massa ipofisaria causando per lo più cefalea, difetti di campo...