La chirurgia della tiroide si occupa della diagnosi, dell’eventuale indicazione chirurgica e delle visite di controllo delle malattie benigne e maligne della tiroide e delle paratiroidi. In particolare gli interventi chirurgici sulla tiroide si chiamano tiroidectomie, vengono effettuati in anestesia generale e consistono nell’asportazione completa (tiroidectomia totale) o parziale (loboistmectomia) della tiroide stessa. La tiroide è in stretto rapporto con i nervi laringei che regolano il funzionamento delle corde vocali. Inoltre, sulla sua superficie sono disposte le paratiroidi, che ricevono il sangue dagli stessi vasi che nutrono la tiroide. Il paziente viene seguito da un’équipe di chirurghi (endocrinochirurghi) dal momento della diagnosi lungo tutto il suo percorso, fino alla conclusione del trattamento chirurgico dopo il quale prosegue i controlli ambulatoriali. I pazienti non candidati all’intervento vengono comunque indirizzati allo specialista endocrinologo per impostare la corretta terapia medica (o radioablativa) ed i controlli clinici ed ecografici. Il team chirurgico collabora strettamente con endocrinologi, ecografisti ed otorinolaringoiatri dell’Istituto per fornire al paziente un trattamento completo dei disturbi della tiroide e delle paratiroidi. Terapia ormonale sostitutiva tiroidectomia Pur non rientrando tra le complicanze dell’intervento, è bene ricordare che, una volta tolta tutta la tiroide (e talora anche dopo asportazione di metà tiroide), è necessario sostituire la funzione della ghiandola con l’apposita terapia ormonale (levotiroxina): non si tratta di un vero e proprio farmaco, ma di un sostituto dell’ormone tiroideo, tale e quale quello prodotto fisiologicamente dalla ghiandola. Non ha effetti collaterali, ma può presentare solo problemi legati a un dosaggio inadeguato. Va assunto tutti i giorni, al mattino, a digiuno, almeno 20 minuti prima di fare colazione. Non è un farmaco salva-vita, per cui la dimenticanza di uno...
TSH alto: del tsh ne abbiamo già parlato in un precedente post in cui abbiamo approfondito la tireotropina, l’ormone tireotropo o ormone tireostimolante, una sostanza prodotta da cellule dell’ipofisi anteriore, che agisce su vari aspetti funzionali della tiroide. TSH alto: che cos’è? Quando il livello di TSH è alto è indice di uno scarso funzionamento della tiroide. Spesso, questo fenomeno è accompagnato dalla comparsa del gozzo, malattia che colpisce in Italia quasi 6 milioni di persone: la ghiandola tiroidea aumenta di dimensione ed è visibile sotto forma di rigonfiamento a livello del collo. Una delle principali cause di TSH alto è l’ipotiroidismo, ovvero una condizione in cui la tiroide produce una minore quantità di ormoni tiroidei. La causa può anche essere dovuta a un malfunzionamento dell’ipofisi, che pertanto produce quantità elevate di TSH. Nella grande maggioranza dei casi, il valore alto di TSH si accompagna a FT3 e FT4 normali o bassi. L’esame del TSH si effettia con un semplice prelievo di sangue. Si può anche mangiare, prima dell’esame. Il consiglio è quello di informare il medico di un’eventuale terapia farmacologica che si sta seguendo e che potrebbe alterarne i valori. TSH alto: come leggere i livelli? Se il medico endocrinologo pensa che ci sia una patologia alla tiroide prescriverà al paziente degli accertamenti: si tratta di semplici esami di laboratorio e precisamente analisi del sangue per valutare i valori degli ormoni tiroidei. Per prima cosa si effettua il dosaggio del TSH, ovvero un test per valutare i livelli di TSH in circolo. In presenza di anomalie nei valori normali di questa sostanza, il medico prescriverà ulteriori esami per capire quali sono le cause di queste alterazioni, come per esempio: livelli di T3 e T4 presenza di anticorpi anti-tiroidei, che attaccano la ghiandola tiroidea valori...
Cos’è il TSH? Il TSH è un ormone tireostimolante che influenza direttamente l’attività della ghiandola tiroidea. Chiamato anche tirotropina o tireotropina o ormone tireotropo, il TSH (acronimo dell’inglese Thyroid-stimulating hormone) è un ormone tropico secreto dal lobo anteriore dell’ipofisi (una ghiandola di piccole dimensioni situata alla base del cranio), la quale controlla l’attività secretiva degli ormoni della tiroide. In altre parole, il TSH favorisce l’assorbimento dello iodio e la liberazione degli ormoni T3 e T4 nel sangue. Il suo rilascio è controllato sia dall’ipotalamo che dall’ipofisi, nel contesto del cosiddetto “Asse Ipotalamo-Ipofisi-Tiroide“, un meccanismo di autoregolazione degli ormoni tiroidei complesso, ma molto efficiente il rilascio di TSH da parte dell’ipofisi è controllato dall’ormone TRH (tireotropina) – prodotto e secreto dall’ipotalamo – la cui secrezione è invece inibita dagli ormoni tiroidei circolanti: pertanto quando quest’ultimi sono presenti nel sangue in quantità adeguate, l’ipofisi rallenta la produzione del TSH. È questo il motivo principale secondo il quale la determinazione dell’ormone tireostimolante è il primo esame utile per valutare la funzionalità della tiroide, non solo quando si sospettano problemi, ma anche quando si desidera effettuare un semplice controllo periodico per analizzare lo stato di salute della ghiandola tiroidea. TSH e Tiroide Per capire il ruolo fondamentale svolto dal TSH è necessario conoscere bene la tiroide: una ghiandola a forma farfalla, situata davanti alla trachea, alla base del collo sulla parte anteriore. Gli ormoni prodotti dalla tiroide – T3 (triiodotironina) e T4 (tiroxina) – si diffondono in tutto l’organismo attraverso la circolazione sanguigna e assolvono a diversi compiti: contribuiscono alla regolazione della temperatura corporea, cooperano per mantenere l’organismo in equilibrio, lo fanno crescere e producono energia. In definitiva, per accertarsi se la tiroide funziona più o meno bene è necessario un semplice esame del sangue che misuri il TSH. TSH e Morbo...
Il gozzo della tiroide (gozzo – struma tiroideo) è una delle più frequenti patologie tiroidee ed è un ingrossamento di volume e peso della tiroide, che si manifesta con un rigonfiamento più o meno evidente e simmetrico del collo. Si parla comunemente di gozzo semplice quando la tiroide è uniformemente aumentata di volume, senza la presenza di noduli. Il gozzo endemico lo troviamo quando è legato a fattori ambientali, come per esempio, la carenza di iodio. Infine abbiamo il gozzo multinodulare, quando quello semplice con il tempo sviluppa noduli. Continuando ad osservare le varie tipologie, possiamo poi distinguere tra il gozzo uninodulare tossico (anche chiamato morbo di Plummer), una patologia poco diffusa e caratterizzato da un tumore benigno nella tiroide, e il gozzo multinodulare tossico il quale presenta al proprio interno uno o più noduli in grado di crescere e produrre ormoni tiroidei in modo autonomo e che a distanza di tempo può portare all’ipertiroidismo. Tra le altre disfunzioni si conta anche il gozzo diffuso tossico (morbo di Basedow), considerata una malattia autoimmune ed è la causa più frequente di ipertiroidismo. In gravidanza, durante la gestazione viene prodotto un ormone, noto come gonadotropina corionica umana (HCG), che può provocare un lieve ed uniforme ingrossamento della tiroide. Si tratta di un gozzo diffuso e transitorio. Nella maggior parte dei casi il gozzo è ben tollerato (è più impattante a livello estetico). Molto spesso questo disturbo causa difficoltà respiratoria, fatica deglutire, deviazione della trachea e dell’esofago, cefalea, disfonia e tachicardia. La diagnosi si basa essenzialmente sulla palpazione del collo abbinata ad alcuni esami del...
I noduli tiroidei, singoli o multipli, sono tra le patologie endocrine più frequenti e sono delle protuberanze anomale, una proliferazione di tessuto ghiandolare o una cisti piena di liquido che formano una massa nella tiroide. I noduli tiroidei sono di dimensioni estremamente variabili, possono essere protuberanze singole oppure multiple, possono risiedere sulla superficie della tiroide oppure negli strati più profondi della ghiandola. Ci sono noduli sintomatici e asintomatici. Possono stimolare o deprimere l’attività ormonale della tiroide. Spesso il riscontro di un nodulo avviene in modo casuale ed il paziente si presenta con la convinzione che esso sia di recente insorgenza e ne paventa la natura tumorale. La scoperta accidentale di noduli tiroidei non palpabili nella popolazione generale sta aumentando progressivamente. Tale fenomeno è una conseguenza dell’uso sempre più diffuso della cosiddetta ecografia tiroidea. I noduli sono molto frequenti e le possibilità di svilupparli aumentano con l’età (si stima che per la popolazione con più di 60 anni circa un soggetto su due possa presentare almeno un nodulo). Benché in genere non diano sintomi, un nodulo di grosse dimensioni può talvolta causare dolore o raucedine, nonché interferire con la deglutizione o il respiro. La preoccupazione medica relativa ai noduli è legata alla loro occasionale natura cancerosa. Il cancro della tiroide viene riscontrato in circa l’8% dei noduli nei maschi, nel 4% nelle donne. Il preciso meccanismo fisiopatologico che determina la formazione dei noduli tiroidei è sconosciuto; tuttavia, è un dato di fatto l’esistenza di un collegamento tra queste anomale protuberanze e la presenza di determinate condizioni, quali: la carenza di iodio nella dieta, l’adenoma tiroideo, la tiroidite, le cisti tiroidee, il gozzo e il cancro alla tiroide. La maggior parte dei noduli della tiroide non causa...
Le malattie della tiroide derivano da disfunzioni della ghiandola tiroidea, una ghiandola endocrina posta alla base del collo che produce l’ormone tiroideo, sotto forma di tirosina (T4) e triiodiotironina (T3), il quale regola moltissime funzioni del metabolismo, tra cui lo sviluppo del sistema nervoso centrale e l’accrescimento corporeo. La produzione di una adeguata quantità di ormoni tiroidei è quindi indispensabile al normale accrescimento corporeo e allo sviluppo e alla maturazione dei vari apparati. La tiroide è soggetta a uno stretto controllo ormonale, da parte dell’ipofisi, mediante l’ormone tireotropo (TSH): quando si abbassano i livelli di ormone tiroideo, il TSH induce la tiroide a liberarne maggior quantità. Quando invece l’ormone tiroideo in circolazione è troppo, l’ipofisi ‘mette a riposo’ la ghiandola tiroidea. La corretta funzione della ghiandola tiroidea è garantita da un adeguato apporto nutrizionale di iodio. Lo iodio, sotto forma di ioduro, viene assorbito dalla tiroide e combinato chimicamente con l’aminoacido tirosina per sintetizzare l’ormone tiroideo. Gozzo Ogni aumento di volume della ghiandola tiroidea si definisce gozzo, che si può presentare sia in caso di ipertiroidismo che di ipotiroidismo. Può essere costituito da una singola area della tiroide (nodulo o gozzo uninodulare), da più aree (gozzo multinodulare) o da un aumento diffuso di tutta la ghiandola. La funzione della ghiandola può essere normale (gozzo eutiroideo) o alterata (gozzo iperfunzionante o ipofunzionante). Ipertiroidismo L’ipertiroidismo si manifesta quando la tiroide funziona in eccesso rilasciando troppo ormone nell’organismo ed è la patologia endocrina maggiormente frequente dopo il diabete mellito. L’ipertiroidismo può essere causato da numerosi fattori, come il morbo di Basedow, da una inappropriata secrezione di TSH o da una secrezione tumorale di...