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Polimenorrea

Disordini mestruali Lo sapevi che circa 2 visite specialistiche su 10 sono per discutere delle alterazioni del ciclo? Proprio così, i disordini mestruali rappresentano  il  15% delle cause di  consultazione medica ginecologica, infatti ogni donna desidera avere un ciclo mestruale regolare per ritmo, quantità e durata ed ogni variazione dalla normalità causa sempre forti preoccupazioni. Disordini di varia natura possono alterare il corretto funzionamento del ciclo mestruale, causa di natura sia organica che funzionale le quali hanno bisogno di un corretto inquadramento diagnostico al fine di preservare la salute e la fertilità della donna. In linea generale le alterazioni più comuni di questo delicato processo fisiologico sono legate a variazioni del ritmo (oligomenorrea, polimenorrea, amenorrea), della quantità e durata (ipomenorrea e ipermenorrea) o alla dismenorrea.  In questo articolo voglio approfondire la polimenorrea.   La polimenorrea è un’anomalia del ciclo mestruale La polimenorrea è un disordine caratterizzato da una fase luteale eccessivamente breve, ovvero quella che va dall’ovulazione all’arrivo della mestruazione. Questa fase del ciclo femminile, a differenza delle due precedenti, ha una durata fissa, vale a dire 14 giorni. Ma in caso di polimenorrea i tempi si abbreviano tanto che l’intervallo tra una mestruazione e l’altra può ridursi a 20-21 giorni. In pratica il ciclo mestruale tende a manifestarsi prima dei 25-36 giorni nei quali la sua comparsa può essere considerata canonica. Questa variazione anomala dei tempi fisiologici del ciclo non ha una causa specifica e determinata unica, ma sono svariati i fattori che possono portare alla polimenorrea. Ad esempio, uno su tutti, lo stress ma anche la giovane età. Di seguito riportiamo un elenco delle principali cause di questa disfunzione: Endometriosi: questa è una delle cause più comuni e a volte proprio la...

Il gozzo: quali sono le cause e la cura?

Che cos’è il gozzo? Quando parliamo di gozzo (gozzo tiroideo) ci riferiamo in maniera molto generica ad un incremento del volume della tiroide, senza indicare una patologia specifica, in quanto si può verificare sia nei casi affetti da ipertiroidismo che in quelli di ipotiroidismo, anche perché è possibile che si verifichi anche in condizioni fisiologiche, per esempio quando la ghiandola è sottoposta ad uno sforzo maggiore, così come accade per esempio durante la gravidanza. Il gozzo si può evidenziare durante l’adolescenza in quanto un lieve ingrandimento della tiroide può essere dovuto alla variazione del metabolismo ormonale tipico di questo periodo.
 Successivamente il fenomeno regredisce ma in alcuni casi (soprattutto nelle donne) può persistere o divenire nuovamente evidente nella gravidanza o in altri periodi della vita. Tipologie di gozzo Gozzo semplice: l’aumento di volume e di peso della tiroide si può verificare come fenomeno di compensazione, quando essa non è in grado di produrre adeguate quantità di ormoni tiroidei (carenza iodica) e in questo caso si parla perciò di gozzo endemico, che può verificarsi anche come conseguenza di una dieta povera di iodio o ricca di alimenti che impediscono l’assimilazione dello iodio. Gozzo multinodulare: è l’evoluzione naturale del cosiddetto gozzo endemico, infatti la  stimolazione cronica della tiroide a crescere causata dalla carenza di iodio ha come conseguenza la selezione di gruppi di cellule all’interno della tiroide i quali si sviluppano in modo accelerato portando alla formazione dei noduli tiroidei. Gozzo uninodulare tossico (morbo di Plummer): si tratta di una casistica ababstanza rara, ed è causata dalla presenza di un tumore benigno all’interno della tiroide che cresce e produce ormoni tiroidei in modo autonomo. Gozzo multinodulare tossico: in questa fattispecie...

TSH, T3 e T4: cosa sono e come funzionano?

Cosa sono? Il TSH chiamato anche tireotropina, ormone tireotropo o ormone tireostimolante, è una sostanza prodotta da cellule dell’ipofisi anteriore, che agisce su vari aspetti funzionali della tiroide. In particolare dai valori di TSH si può intuire come funziona la tiroide: il TSH infatti è la principale sostanza regolatrice dei due ormoni tiroidei: il T4 (tiroxina) e il T3 (triiodotironina). TSH o tireotropina La secrezione di TSH è controllata dall’ipotalamo attraverso il TRH (effetto stimolante) e dagli ormoni tiroidei circolanti (feedback negativo). Un aumento dei valori normali di TSH si può osservare in caso di adenoma ipofisario TSH secernente, ipotiroidismo primitivo (congenito, acquisito) e in presenza di farmaci come: metoclopramide, domperidone, clorpromazina, aloperidolo, amiodarone e mezzi di contrasto iodati. Una diminuzione dei valori normali di TSH, invece , si può osservare in caso di ipopituitarismo con ipotiroidismo secondario, ipotiroidismo terziario, ipertiroidismo primitivo e in presenza di farmaci come: glucocorticoidi, dopamina, bromocriptina, L-Dopa e apomorfina. Gli ormoni tiroidei T3 e T4 La tiroide produce T4 in concentrazioni significativamente maggiori rispetto a T3, che però è molto più attiva e può essere a sua volta ottenuta dall’ormone T4 a seconda delle necessità dell’organismo. In una situazione normale o fisiologica gli ormoni tiroidei stimolano i processi cosiddetti anabolici, vale a dire di crescita, sviluppo e movimento dell’organismo. In più tali ormoni aumentano il processo di ossidazione delle cellule controllando gli enzimi che presiedono al metabolismo energetico. La loro produzione è regolata da effetti stimolatori ed inibitori con un meccanismo di bilanciamento che consente di mantenere, in condizioni normali, un adeguato livello circolante di ormoni nel sangue: l`effetto stimolante è esercitato dal TSH, l`ormone tireotropo prodotto dall’ipofisi che stimola la produzione e la secrezione di T3 e T4,...

Diabete gestazionale

Che cos’è il diabete gestazionale? Il diabete gestazionale (diabete mellito gestazionale GDM) è un disordine della regolazione del glucosio di entità variabile, che viene diagnosticato oppure inizia per la prima volta durante la gravidanza e, di solito, si risolve anche subito dopo il parto. Il diabete gestazionale si manifesta con sintomi poco evidenti e passa spesso inosservato alle donne, ma grazie ad una precisa analisi delle condizioni della gestante, in particolar modo vanno analizzati i valori glicemici, è possibile intuire la sua presenza. I sintomi del diabete gestazionale Bisogna tenere sotto controllo i seguenti sintomi: aumento ingiustificato della sete frequente bisogno di urinare perdita di peso corporeo nonostante l’aumento della fame, nausea e vomito (molto comuni in gravidanza e quindi poco significativi) disturbi della vista infezioni frequenti come cistiti e candidosi Fattori di rischio Le donne che presentano i seguenti fattori di rischio sono invitate da subito a monitorare la propria glicemia: familiarità diabetica importante sovrappeso e/o obesità prima della gravidanza diabete gestazionale in una precedente gravidanza precedente parto di bambini di peso superiore a 4,5 kg forte glicosuria età piuttosto avanzata per la gravidanza (superiore a 35 anni) etnie a maggiore rischio Raccomandazioni e linee guida Ultimamente sono state emanate delle raccomandazioni per lo screening e la diagnosi di diabete gestazionale, per affrontare in modo migliore il diabete gestazionale e scongiurare l’insorgere di complicanze a carico sia della madre che del bambino. I dati necessari da tenere in considerazione sono: la glicemia a digiuno e due ore dopo i pasti l’emoglobina glicata (si tratta del test che misura il valore glicemico medio degli ultimi mesi) Le nuove raccomandazioni stabiliscono l’approccio per una diagnosi precoce, in particolar modo durante la...

Tiroidite di Hashimoto

La tiroidite cronica di Hashimoto è un processo infiammatorio autoimmune della tiroide ed è caratterizzata dal fatto che il sistema immunitario, che generalmente protegge il nostro organismo e lo difende dalle malattie, produce degli anticorpi contro nostri organi o tessuti non riconoscendoli più come propri. Quando questi anticorpi sono diretti contro la tiroide si configura una malattia infiammatoria, la tiroidite, autoimmune che durerà per tutta la vita, quindi cronica. Da qui deriva il nome della malattia: tiroidite cronica autoimmune anche conosciuta come tiroidite di Hashimoto dal nome del medico giapponese che per primo la descrisse. La tiroidite cronica di Hashimoto è quindi una particolare forma di tiroidite detta anche linfocitaria, perché è caratterizzata da una cronica infiltrazione linfocitaria. Frequentemente silente, porta spesso ad una graduale ma progressiva e irreversibile ipofunzione della tiroide, portando poi ad una condizione di ipotiroidismo. Tra i vari tipi di infiammazione della tiroide risulta essere la più diffusa nelle aree del mondo con un sufficiente apporto di iodio, generalmente sono le donne ad esserne colpite (il rapporto rispetto agli uomini è di 6 casi contro 1, con un’incidenza l’anno fra le donne del 3,5 per mille, e fra gli uomini dello 0,8 per mille) e di solito è di origine familiare. Mentre nelle aree a carenza iodica la tiroidite cronica è ancora oggi una malattia relativamente rara. Cause della tiroidite di Hashimoto Spesso tale malattia viena anche definita come la malattia del benessere, infatti come accennato in precedenza è molto più diffusa nelle zone con discreto apporto di iodio, mentre è raramente riscontrata nelle zone a carenza iodica. Alla base della patologia vi è un processo infiammatorio autoimmune che porta alla distruzione dei follicoli. Sia l’immunità cellulo-mediata che anticorpo-mediata sono chiamate in...