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Sintomi dell’irsutismo

I peli superflui e la loro intensa presenza può senza dubbio condizionare la vita e in maniera non indifferente l’identità femminile di una donna, soprattutto in una società come la nostra dove l’immagine e l’esteriorità corporea, il vedersi e sentirsi bene con il proprio corpo hanno grande importanza per la salute fisica e mentale. Da ciò si può ben capire come per una donna, soprattutto giovane, la comparsa di una peluria in eccesso sul proprio corpo possa anche compromettere i rapporti interpersonali ed il relazionarsi con gli altri. Irsutismo ed ipertricosi Per capire meglio le cause del disturbo dell’eccessiva peluria femminile bisogna innanzitutto dare una definizione in senso stretto di irsutismo e ipertricosi. L’ irsutismo femminile viene definito come eccessivo sviluppo di peli in sedi maschili, ove normalmente non sono presenti nella donna con sviluppo di barba e baffi, presenza di peli sul mento, all’addome, al petto e intorno all’areola mammaria ed una distribuzione a losanga dei peli al pube; è provocato da un eccesso di testosterone, non è sempre su base genetica e risulta spesso connesso ad una condizione morbosa. L’ ipertricosi femminile comporta invece una peluria generalizzata con aumento dei peli in regioni nelle quali sono normalmente presenti ma, ad eccezione dei peli sessuali (pube e ascelle), non particolarmente visibili. Al contrario dell’irsutismo non è una condizione androgeno-dipendente, ma piuttosto legata a familiarità e razza ed ha quindi carattere “benigno”. Come si può ben capire non è solo una questione di estetica. La peluria eccessiva sul corpo di una donna non è però solo un disagio di natura estetica in quanto può essere secondaria a seri problemi...

Irsutismo e Ipertricosi

Oggi parliamo di un disturbo molto particolare, l’irsutismo. In breve l’irsutismo è una presenza eccessiva (e spesso abnorme) presenza di peli in zone cutanee femminili, che generalmente invece si presentano glabre, come il volto, la cute toracica, la zona addominale, quella pubica, la dorsale e i glutei. Invece l’ipertricosi è una situazione di oggettivo, o solo soggettivo, aumento di peli. In pratica, i peli aumentano in regioni cutanee femminili dove sono normalmente presenti. Spesso la parte interessata è quella del volto. Scendendo maggiormente nel dettaglio vediamo che l’irsutismo è generato da una alterazione degli androgeni circolanti oppure da una differente sensibilità dei follicoli piliferi agli androgeni. La crescita del follicolo pilifero è composta da tre fasi: anagen (fase di crescita) catagen (fase di involuzione) telogen (fase di riposo). Gli androgeni incrementano il volume del follicolo pilifero, il diametro delle fibre del fusto, e la durata della fase anagen. Nelle donne dunque un eccesso di androgeni comporterà un incremento della crescita di peli nelle zone androgeno-sensibili ed in particolare una perdita di peli nella regione dello scalpo riducendo in quest’area il tempo in cu il pelo è nella fase anagen. La sindrome da eccesso di androgeni nasce dunque da uno squilibrio della crescita del pelo terminale, cioè da una differente modulazione differenziativa della ghiandola sebacea e di tutta la unità pilosebacea, che comporta proprio ad opera degli androgeni, la trasformazione del pelo vellico in pelo terminale e in generale un maggiore stimolo proliferativo della intera unità pilo-sebacea. Esistono due condizioni caratterizzate da crescita generale della peluria che si differenziano dal vero e proprio irsutismo: la crescita della peluria androgeno-indipendente, caratterizzata dall’aumento in...

Informazioni sugli interventi chirurgici per patologia tiroidea

Patologia tiroidea ed interventi chirurgici L’intervento chirurgico è indicato nei casi di alterazioni della funzionalità della tiroide che comportino un aumento di volume della ghiandola (con disturbi compressivi su organi vicini o danno estetico) o non siano curabili con terapia medica e per le neoplasie (benigne e maligne). In particolare, le malattie che colpiscono la tiroide con maggior frequenza sono: il gozzo semplice (uni o multi-nodulare); il gozzo tossico (uni o multi-nodulare); il gozzo tossico diffuso (morbo di Basedow); gli adenomi normofunzionanti; gli adenomi iperfunzionanti o tossici (adenoma di Plummer); i carcinomi. Per gozzo semplice (o struma) si intende l’aumento di volume della tiroide causato da un’alterazione della funzionalità della ghiandola, ma con normali valori ematici di ormoni tiroidei. Il gozzo si manifesta inizialmente come una tumefazione asintomatica alla base del collo. A causa del progressivo aumento di volume, possono comparire sintomi da compressione: senso di massa al collo, difficoltà respiratorie, tosse, problemi di deglutizione, modificazioni del tono della voce. È rara la comparsa di dolore, generalmente legato a fenomeni emorragici. Qualora nel contesto del gozzo siano presenti noduli che producono un eccesso di ormoni tiroidei (gozzo uni-multinodulare tossico), compaiono sintomi da iperfunzione tiroidea: tremore, insonnia, dimagramento, tachicardia e altre alterazioni del ritmo cardiaco fino alla fibrillazione atriale (= tachiaritmia cardiaca). In alcuni casi il gozzo può aumentare di volume, tendendo a svilupparsi dietro lo sterno (gozzo retrosternale), con disturbi compressivi che complicano il trattamento chirurgico. La terapia è inizialmente di tipo farmacologico (ormoni tiroidei in caso di normo- e ipofunzione, farmaci anti-tiroidei in caso di iperfunzione). Il trattamento chirurgico è indicato nel caso di insuccesso della terapia medica:...

Anticipo mestruazioni

Il ciclo mestruale è il periodo compreso tra due mestruazioni successive, generalmente si parla di un lasso di tempo di 28 giorni. Molte donne tuttavia presentano dei cicli irregolari, con anticipo mestruazioni (polimenorrea) o al contrario eccessivo ritardo delle mestruazioni (oligomenorrea). Questa condizione di irregolarità è tipica nelle giovani adolescenti, nei primi anni dopo il menarca, e generalmente si associa anche ad ipermenorrea, ovvero un ciclo abbondante e prolungato nel tempo. Può anche ripresentarsi comunemente nel periodo immediatamente precedente alla menopausa, quando si verifica un’alterazione dei livelli ormonali che accompagna tipicamente vampate e sbalzi d’umore. Inoltre è possibile che durante l’età fertile lo stress, un cambio di abitudini, l’attività fisica eccessiva, una dieta drastica o l’eccessiva stanchezza possano influenzare la durata del ciclo mestruale, favorendo un anticipo delle mestruazioni. In questi casi non bisogna preoccuparsi, si tratta di situazioni molto comuni nelle donne e destinate a risolversi da sè e in breve tempo. Il campanellino d’allarme deve suonare quando il fenomeno diventa una costante. Ogni ciclo mestruale ha un intervallo che può variare dai 25 ai 36 giorni. All’interno di questo range i valori sono da considerarsi normali; qualora ci sia una riduzione eccessiva del lasso di tempo tra una mestruazione e quella successiva, è bene indagare sulla causa del fenomeno. Per diagnosticare un disturbo da polimenorrea, l’evento non deve essere essere isolato, ma deve presentarsi in maniera sistematica ad ogni ciclo mestruale. La polimenorrea potrebbe avere numerose cause, ma quella più diffusa è un’alterazione a carico dell’asse ipotalamo-ipofisi-ovaie. Il funzionamento di queste tre strutture è a cascata: i comandi vengono trasmessi da un punto all’altro grazie al rilascio...

Livelli ormonali e fibromi nell’utero

Livelli ormonali e fibromi utero Livelli ormonali elevati potrebbero essere legati all’insorgenza di fibromi nell’utero. Questo è l’esito di uno studio condotto da ricercatori statunitensi e pubblicato su “The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism”. I risultati hanno dimostrato che le donne con livelli elevati di testosterone ed estrogeni sono a maggior rischio. Gli scienziati della Stanford University (California) hanno condotto uno studio della durata di 13 anni su incidenza di fibromi e livelli ormonali. I ricercatori hanno misurato i livelli di estrogeni e testosterone nelle partecipanti a intervalli di un anno e hanno chiesto alle donne circa l’incidenza, o il trattamento, di fibromi. Su 3.240 partecipanti, il 43,6 per cento ha completato tutte le visite di follow-up. 512 donne hanno riferito di avere una singola incidenza di fibromi utero e 478 hanno riferito fibromi recidivanti. Le analisi hanno dimostrato che le partecipanti con livelli elevati di testosterone avevano un rischio accresciuto del 33 per cento di sviluppare un fibroma rispetto a chi aveva livelli inferiori di testosterone. Quando entrambi i livelli erano elevati, il rischio era del 52 per cento superiore. Tuttavia, avere livelli ormonali elevati comportava anche un vantaggio: la probabilità di avere fibromi recidivanti era quasi del 50 per cento inferiore. “I nostri risultati sono particolarmente interessanti, dal momento che il testosterone non veniva precedentemente riconosciuto quale fattore nello sviluppo dei fibromi uterini”, ha spiegato l’autrice dello studio Jennifer S. Lee. Ciò apre la strada a nuovi filoni di indagini per la ricerca sulle opzioni di trattamento, ha affermato. (Le informazioni qui fornite hanno lo scopo di informare, ma non possono in alcuna maniera sostituire la...

Diabete tipo 2 e rischio cardiovascolare

Come riportato dalla prestigiosa rivista The Lancet, i pazienti con diabete di tipo 2 a insorgenza precoce sono a maggior rischio di malattia cardiovascolare non fatale. Da un lato bisogna considerare che l’età di insorgenza del diabete tipo 2 si sta riducendo e dal momento che i pazienti non cinesi con diabete di tipo 2 a insorgenza precoce (qui definito come diagnosi a <40 anni d’età) hanno un rischio accresciuto di complicazioni vascolari, sono stati esaminati gli effetti del diabete tipo 2 a insorgenza precoce rispetto a insorgenza tardiva sul rischio di malattie cardiovascolari non fatali in Cina. Risultati della ricerca “Dei 222.773 pazienti reclutati dall’1 aprile 2012 al 30 giugno 2012, 24.316 (l’11%) presentavano malattia cardiovascolare non fatale. I pazienti con diabete a insorgenza precoce avevano una maggiore prevalenza corretta per età di malattia cardiovascolare non fatale rispetto ai pazienti con diabete a insorgenza tardiva (11,1% rispetto a 4,9%; p<0,0001). Dopo la correzione per età e sesso, i pazienti con diabete di tipo 2 a insorgenza precoce presentavano un rischio maggiore di malattia cardiovascolare non fatale rispetto a quelli con diabete di tipo 2 a insorgenza tardiva (OR 1,91, CI al 95% 1,81–2,02). La correzione per la durata del diabete ha attenuato moltissimo la dimensione dell’effetto per il rischio di malattia cardiovascolare non fatale (1,13, 1,06–1,20). I risultati dello studio di convalida hanno dimostrato che l’esclusione dei pazienti con trattamento relativo alla sola dieta e senza correzione per farmaci ipolipidemizzanti e antipertensivi produceva alterazioni marginali negli OR per il rischio di malattia cardiovascolare non fatale in pazienti con diabete di tipo 2 a insorgenza precoce rispetto a diabete...